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Lettera a mio padre

Caro papà,

Ti scrivo adesso che non ci sei più, e forse non ci sono neppure io.


La cerimonia di addio è stata surreale, l'hai visto anche tu. La mamma ha pianto, Francesca ha pianto, le altre facce, poi, non le ricordo. Si scioglievano tra i colori di quella chiesa: l'intonaco giallognolo dei muri, il pavimento pallido, il gesticolare bianco del parroco sconosciuto.


Ho guardato i fiori, mi sembravano strani. Ho guardato poi il feretro legnoso dove c'era scritto su il tuo nome. E a me non sembrava il tuo.


Te ne sei andato da qualche giorno, e io lo so che non potevi fare altrimenti. A questo momento oscuro ci stavi preparando da tempo. Io sono stata brava, hai visto? Ho seguito tutti gli indizi amari, ho raccolto tutti i sassolini ardenti che hai lasciato lungo il cammino. Ogni abbraccio che ho potuto darti, ogni bacio, ogni conversazione rubata alla malattia... tutte queste cose, io le ho vissute già come una piccola veglia funebre.


Quante volte ti ho visto andare via. Quante volte, nella mia testa, ho visto la stessa chiesa aperta, il prete sconosciuto, le facce di muro giallo che venivano a deporre i fiori. Ho contato le volte in cui ti ho detto addio, sono state 1.825 per l'esattezza. Ogni giorno, in pratica, di questi ultimi cinque anni in cui io mi allenavo a darti l'ultimo saluto.


Eppure neanche le 1.825 esercitazioni sono state sufficienti; il mio estremo addio è venuto su goffo e tragico, come hai visto, carico di rabbia. Ha avuto anche qualche effetto collaterale, ne sa qualcosa la mamma, Francesca. Mi perdonerai per questa disattenzione?


Come si diventa capaci, papà, di lasciar andare ciò che deve andare?

Mi hai insegnato le cose che dovevi insegnarmi, sono state tante ed essenziali. Ma ne volevo di più, volevo più tempo con te. Il resto delle lezioni lo imparerò da sola, immagino. Ti racconterò poi come è andata.



Papà, sai che le canzoni - tutte le canzoni! - adesso mi fanno male? Dici che passerà?


La domenica non sarà più come prima. Oppure sarà esattamente come prima; l'ora malinconica e immobile, tra la fine e l'inizio, il giorno del riposo del Padre. Di mio padre.


Ti scrivo per dirti che ho colto tutti i segni che mi hai inviato. Lì, tra le cose invisibili, mi hai fatto sapere che stai bene, che tutto è bene in questo mondo che piange la tua scomparsa. Che la vita è un gioco magico, un trucco d'illusionista, ma che non per questo è da considerarsi un inganno.


Sai quanto hai lasciato dietro?
Sai quanto hai lasciato dentro?

Nel posto dove tu ora sei il tempo delle domande e dei dubbi è levato. Immagino che ogni pensiero ti sia lieve lieve, adesso. Candido e dolce, un pensiero di neve.


Ogni dolcezza che incontrerò in questa vita mi parlerà di te, l'uomo più dolce del mondo. Ti ho visto nel sole caldo di quella triste giornata, nel blu intenso del mare, del cielo. Nella parola delicata di ogni sconosciuto, affranto come me, che di passaggio ha saputo la notizia.


Nell'arco degli ultimi anni ti ho fatto tante promesse. Le promesse che ho fatto a te chiedono di sciogliere i nodi, di guarire e perdonare. Di fare spazio alla Vita.


Sono promesse difficili, papà, ma per amor tuo le onorerò.


Ti porto con me, ti porto da sempre. Il tuo abbraccio lo sento, il tuo amore lo sento. Lì dove sei, tu prepari la casa.


Sappi che niente è andato perduto, niente è stato vano, che in ogni cosa che farò in questa vita, nelle passate e in quelle future, sarà in memoria di te e del tuo estro giocoso.


Hai fatto una figlia seria e grave, papà caro. Ma per te imparerò a giocare.



Ti ho dedicato l'ultimo libro, poiché non immagino un Mondo Che Verrà che non sia dolce come te, che non sia abitato da te. Ti dedicherò anche ogni battuta scherzosa, ogni motto di spirito, ogni capriccio divertente che scoprirò strada facendo, e in cui tu ti nascondi.


Continuerai ad essere, nei miei occhi e in tutte le cose. Continueremo ad amarci, come solo padre e figlia sanno fare.

Riposa sereno adesso; veglierò attenta sul tuo sonno come tu facevi per me, e nemmeno tanto tempo fa.


Ti amo papà,

Elisa


 

Francesco Paolo Giuliani, nato a Bari il 23 Giugno 1955, deceduto a Mola di Bari il 16 ottobre 2022. Imprenditore, artista, marito e padre dolcissimo.

 




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